Souvenir

Il souvenir, oggetto-ricordo per eccellenza, vive una vita parallela in bilico tra dannazione ed esaltazione. Chiunque ne ha comprato o ricevuto uno, eppure, tacciato dell’essere di cattivo gusto, è relegato ai margini della cultura colta poiché non assuefatto alle regole intellettuali dell’eleganza, del pensiero, del design. Esso è invece l’antimurale dei passatismi, la sua identità si mantiene immutata poiché affonda le radici nell’essenza primigenia dell’essere umano: riconoscersi in un’immagine, individuare un’icona, comunicare al di sopra delle lingue, rendere universali concetti precisi. Svincolato dalle urgenze dell’utilità, il souvenir può essere qualsiasi cosa e può riciclarsi all’infinito, la sua figuratività diventa trascendenza e si esprime attraverso la pura forma. Oggetto apparentemente spontaneo, racchiude in sé le azioni della progettazione Pop: trasposizione di scala, spaesamento, alterazione, contaminazione, assemblaggio, reiterazione, decorazione, comunicazione.